martedì, marzo 20, 2007

Crittografia: crittosistemi polialfabetici

Sistemi polialfabetici in senso stretto e lato. In senso lato: se ad esempio trasformo una lettera in maniera diversa a seconda che sia preceduta o seguita da un'altra lettera (ad esempio AB=1 AC=7) si tratterebbe di un sistema monoalfabetico se prendessi l'alfabeto di origine composto da due lettere anziché una.

Sistema PLAYFAIR

Crittografia: crittosistemi monoalfabetici

Si chiamano algoritmi simmetrici gli algoritmi con una chiave privata (una sola chiave cifra e decifra di conseguenza non può essere pubblica).

Algoritmo CAESAR

Usato da Giulio Cesare: si tratta di sostituire i caratteri dell'alfabeto del messaggio con caratteri dell'alfabeto del messaggio cifrato.

Debole perché lo spazio delle chiavi è troppo ridotto (tentando tutte le possibili combinazioni non sarà difficile trovare la soluzione)

Algoritmo Hill

Trasformo le lettere in numeri (ad es. codici ascii, oppure lettere a-z in 0-25)

Scelgo una dimensione d dei singoli messaggi crittati (suddivido in più messaggi per semplicità)

Scelgo una matrice quadrata invertibile (determinante <> 0) di rango d che chiamo M.

Moltiplicando M per i singoli messaggi ottengo il testo cifrato, ri-moltiplicando il testo cifrato diviso in messaggi per M-1 ri-ottengo il messaggio.

Questo sistema è poliafabetico (una lettera non verrà sempre sostituita con la stessa lettera, ma varierà a seconda della posizione)


 

Il lavoro del crittoanalista (Eve):

  • Cryptotext only: conosce solo il testo cifrato
  • Known plaintext: conosce almeno parte del testo originale e l'equivalente cifrato
  • Chosen plaintext: può scegliere parte dei testi da cifrare. Tipico degli attacchi man-in-the-middle dove Eve prende il posto di uno dei comunicanti rispetto all'altro.
  • Chosen ciphertext: Eve ha a disposizione il sistema decifrante: può scegliere sia il testo che verificarne la crittografia. Quindi può fare ipotesi sull'algoritmo decifrante e sulla chiave k.


 

È chiaro come sia molto semplice effettuare un attacco su un sistema monoalfabetico (basta verificare la frequenza attesa delle lettere e confrontarla con quella con cui compaiono). Comunque con un computer non è difficile nemmeno su un sistema polialfabetico.

mercoledì, marzo 14, 2007

Crittografia: introduzione

Due aspetti: crittografia (cifrare un messaggio) e crittoanalisi (decifrare un messaggio cifrato)


Tipi di canale:

  • Sicuro (Eve non può né ascoltare ne scrivere). In pratica non esiste
  • Eve può solo leggere, ma non scrivere (situazione più comune)
  • Eve può solo scrivere. Non può impadronirsi delle informazioni sul canale, ma può disturbarlo (Alice e Bob possono però cambiare canale)
  • Eve può sia scrivere che leggere (situazione più pericolosa perché può effettuare attacchi dinamici)

La segretezza del messaggio crittografato non dovrebbe risiedere nella scelta degli algoritmi di cifratura [E()] e di decifratura [D()].

Più il testo è lungo più è facile per Eve perché può fare delle analisi statistiche

Crittografia

Anche economia è ormai storia, ho scelto gli esami complementari:

Crittografia

Ontologie e semantiche per il web

Informatica applicata al suono

Chimica generale (mutuata dal corso di laurea di Biotecnologie). Scelta effettuata perché spero mi venga riconosciuta in quanto l'avevo già sostenuta alla mia precedente università)

Dopo le mie paturnie vengo al dunque, mi piacerebbe preparare crittografia per l'appello del 18 aprile. Il tempo è pochissimo, ma, con la complicità della mia ex (che appunto essendo diventata mia ex mi lascerà MOLTO tempo libero in più) spero di farcela.


 

La docente: Carla Pagnoni

La pagina del corso: http://homes.dico.unimi.it/pagnoni/pagina%20%20Critto.htm

L'esame è orale, il programma è disponibile al link qui sopra.

Il testo di riferimento è:

Wade Trappe, Lawrence Washington, Introduction to Cryptography (with Coding Theory), Prentice Hall, Pearson Educational International, 2002, 2006

Per la modica cifra di un centinaio di dollari potete trovarlo su Amazon e farvelo inviare in CIRCA 4-6 settimane... Un po' troppo per i miei tempi, quindi ho deciso di organizzarmi diversamente.


 

Nella fattispecie ho trovato vario materiale online (l'argomento va per la maggiore), tra cui ho selezionato:

Appunti di crittografia per il corso di Teoria dell'informazione cui va un grosso grazie al prof. Alberto Leporati per avere scritto questi preziosi appunti in italiano1 ed averli resi disponibili GRATUITAMENTE2 in rete.


 


 

Inoltre sto provando il libro

P. Farragina, F. Luccio,.Crittografia, Bolatti Boringhieri

Che mi sembra coprire la parte mancante per l'hashing MD5, SHA. Visto che la rete è ricca di materiale in merito mi riprometto di mettere in questi appunti una trattazione sufficiente all'esame.


 


 

1,2P.S. Nei testi consigliati ci sono anche le slide del corso vendute (stampate) tramite il sito http://www.lulu.com. Niente come dire che mi sembra SCANDALOSO che uno studente debba spendere 50$ (+ spedizione!) per avere le slide del corso. Che oltretutto non sono sufficienti alla preparazione dell'esame e sono pure in lingua inglese.

Economia: COME USARE IL BILANCIO

Equilibrio economico: capacità dell'impresa di mantenere un rapporto costi/ricavi soddisfacente

Equilibrio finanziario: capacità dell'impresa di mantenere un rapporto entrate/uscite soddisfacente

Equilibrio patrimoniale: riguarda le condizioni che possono garantire lo sviluppo e la sopravvivenza dell'impresa.

Riclassificare un bilancio vuole dire riordinarlo con delle categorie diverse da quelle di legge

La riclassificazione dello stato patrimoniale si effettua con due criteri:

  • Liquidità/esigibilità: si ordinano le attività da quelle più liquide (cassa e conti correnti) a quelle meno liquide, le passività dalle più esigibili (quelle restituibili inderogabilmente) a meno esigibili
  • Funzionale: raggruppate a seconda delle diverse attività dell'impresa. Va fatta una distinzione fra quelle di base e quelle a carattere straordinario.


 

GLI INDICI DI LIQUIDITÀ E SOLIDITÀ

Indici di liquidità: quanto un'azienda sia in grado di fare fronte a delle uscite (previste ed impreviste)

Dipendono da due fattori:

  • quanto allineate sono le fonti non durevoli e gli impegni correnti.

    Indice di liquidità primario: (liquidità correnti+liquidità differite) / passività correnti

    Indice di liquidità secondario: (liquidità correnti+liquidità differite+rimanenze) / passività correnti. Valore "corretto": 1,5
  • rapidità con cui gli investimenti si trasformano in denaro.

    Tasso di rotazione del magazzino: costo venduto/rimanenze medie (il valore delle rimanenze medie si calcola come semisomma del valore iniziale con quello finale)

    Tasso di rotazione delle attività totali: fatturato/attività totali (o capitale investito)


 

Gli indici di solidità si distinguono in due tipi:

Indici di leva: da un'idea dell'importanza dell'indebitamento della struttura finanziaria

Indici di redditività: stabiliscono il rendimento ottenuto sul capitale investito o sul patrimonio netto.

Gli indici usati per stabilire questi due argomenti sono:

  • Grado di copertura delle immobilizzazioni con fonti durevoli: patrimonio netto/(attività fisse-passività fisse). Idealmente > 1
  • Grado di copertura delle immobilizzazioni con capitale proprio: patrimonio netto/attività fisse. Dovrebbe tendere a 1.
  • Grado di indipendenza da terzi: patrimonio netto/(passività correnti+passività fisse). Idealmente dovrebbe stare tra 0.25 e 0.5 (= i debiti non dovrebbe essere più di 4 volte i mezzi propri).


 

Indici di redditività

ROS: (Return On Sales): Risultato operativo netto (Ro)/Fatturato (Guadagno/Ricavo)

ROI: (Return On Investiments) Reddito Operativo netto (Ro)/Capitale Investito (Ci)

Moltiplicando e dividendo per il fatturato esce che Roi=Ros*Fa/Ci. Fa*Ci (rotazione del capitale investito). Sono due le strategie per massimizzare il ROI: aumentare il ros (aumentare il ricarico) o aumentare la rotazione del magazzino (tipo supermercato)

ROE: (Return On Equity) Reddito Netto (Rn)/Capitale Netto (Cn). Che si può scomporre come:

Ro/Ci * Rn/Ro * Ci/Cn. Il primo termine è il Roi, il terzo è il rapporto di indebitamento.

Economia: IL BILANCIO

Nota: questo è l'argomento più importante

Composto da Stato Patrimoniale, Conto Economico e Nota integrativa.


Stato Patrimoniale

Mette in evidenza impieghi (attività) e fonti (passività) in un dato istante

Es. Fondo una società, ricevo 100 dai soci e 100 dalla banca, investo 50 in macchinari, il mio stato patrimoniale vede:

Attività: 200 ripartiti tra immobilizzazioni e disponibilità liquide.

Passività: 200 (100 da terzi e 100 dai soci)


Conto Economico

Mette in evidenza gli impieghi e le fonti consumate in un dato periodo di tempo (un analisi di tutte le entrate e tutte le uscite che si sono verificate nell'esercizio che hanno determinato lo stato patrimoniale).


Esempi:

ammortamento di un macchinario. Se il macchinario è costato 10 e conto di ammortarlo in 10 anni: al primo anno nello stato patrimoniale avrò una passività di 10 e un atività di 10 rappresentata dal valore investito nel macchinario. Ogni anno nel conto economico dovrò mettere un costo di 1 per l'acquisto del macchinario e, contemporaneamente scalerò da un apposito fondo ammortamento il valore di 1 per "l'usura" del macchinario (che varrà un decimo in meno).


Si dice azienda collegata se si controlla almeno il 10% dei voti (ovviamente devono essere quotate in borsa)


Stato patrimoniale, attivo:

  • Crediti verso soci per versamenti dovuti
  • Immobilizzazioni
    • Immateriali (es. costi di ampliamento, per brevetti)
    • Materiali (es. terreni, fabbricati, macchinari)
    • Finanziarie (es. partecipazioni, crediti con altre ditte)
    • Totale immobilizzazioni
  • Attivo circolante
    • Rimanenze (es. materie prime, magazzino (di prodotti finiti, semilavorati, ecc.)), vanno valutate in base al prezzo più basso tra acquisto e valore attuale
    • Crediti
    • Attività finanziare diverse da immobilizzazioni
    • Disponibilità liquide (es. contanti, depositi, ecc.)
  • Ratei e riscontri (i ratei sono situazioni maturate parzialmente nell'anno in corso, ma che vanno a compimento in quello successivo, i riscontri l'opposto: seppure siano già stati incassati vanno imputati parzialmente all'esercizio successivo)
  • Totale attivo


Stato patrimoniale, passivo:

  • Patrimonio netto
    • Capitale
    • Riserva sovrapprezzo azioni
    • Riserve di rivalutazione
    • Riserva legale (accantonamento degli utili fino a raggiungere un quinto del capitale)
    • Riserva per azioni proprie
    • Riserve statutarie
    • Altre riserve
    • Utile (perdite) portate a nuovo (sono le perdite che non erano state approvate nei precedenti esercizi)
    • Utile (perdite) di esercizio (le perdite dell'esercizio corrente)
  • Fondi per rischi ed oneri
    • Fondi per trattamenti di quiescenza (ad esempio assicurazioni)
    • Fondi per imposte
    • Altri
  • Trattamenti di Fine Rapporto (TFR)
  • Debiti
    • Obbligazioni
    • Obbligazioni convertibili
    • Debiti verso banche
    • Debiti verso finanziatori
    • Acconti
    • Debiti verso controllate/collegate
    • Debiti verso controllante
    • Debiti tributari
    • Altri debiti
  • Ratei e riscontri (ovviamente quelli dovuti ad altri)
  • Totale attivo


CONTO ECONOMICO

  • Valore della produzione
    • Ricavi delle vendite
    • Variazione rispetto ai precedenti esercizi di semilavorati, di prodotti finiti e in corso di produzione (NON di materie prime)
    • Variazione di lavori in corso
    • Variazione di immobilizzazioni per lavori interni
  • Costi della produzione
    • Per materie prime e di consumo
    • Per sevizi
    • Per godimento di beni di terzi
    • Per il personale
    • Per la svalutazioni e ammortamenti
    • Variazione delle rimanenze di materie prime, di consumo e merci
    • Accantonamenti per rischi
    • Altri accantonamenti
    • Oneri diversi di gestione

DIFFERENZA A-B

  • Proventi ed oneri finanziari
    • Proventi da partecipazioni
    • Altri proventi finanziari
    • Interessi ed altri oneri finanziari
  • Rettifiche di valore di altre attività finanziarie
    • Rivalutazioni
    • Svalutazioni
  • Proventi ed oneri straordinari

RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE

-imposte

UTILE (o perdita) DELL'ESERCIZIO


NOTA INTEGRATIVA e RELAZIONE DEGLI AMMINISTRATORI

La Nota Integrativa fornisce elementi contabili di dettaglio (es. )

La Relazione degli Amministratori fornisce elementi di conoscenza a carattere non contabile sulla gestione sui fatti che hanno coinvolto l'azienda durante l'esercizio

Economia: Introduzione al bilancio

L'impresa deve garantire delle informazioni ai suoi interlocutori la cui veridicità è garantita dalla legge (e da alcune direttive comunitarie/internazionali).

Il proprietario può cedere l'attività

Il proprietario può trattenere per se gli utili

Il bilancio viene effettuato per "esercizi" (in genere 1 gennaio – 31 dicembre)

Tenere conto di tutte le rilevanze economiche (costi-ricavi), finanziarie (entrate-uscite) e patrimoniale (attività-passività)


 

Alcuni valori sono certi (siamo stati pagati), presunti (presumiamo di venire pagati entro il), stimati (stimiamo di avere a magazzino un valore di).


 

STEP di preparazione del bilancio:

  1. Raccolta dati (subito dopo la fine dell'esercizio)
  2. Redazione di una bozza del bilancio
  3. Amministratore o Consigliere delegato redigono il bilancio
  4. Entro 3 mesi dalla fine dell'esercizio il bilancio va approvato dall'Assemblea dei soci (e controllato dalle Società di Revisione se la società è quotata in borsa)


 

I bilanci interni (anche intermedi) aiutano il management ad orientarsi

I bilanci esterni sono per lo più fatti in seguito a liquidazioni o di cessione

Se le perdite superano i 2/3 del patrimonio netto (capitale sociale e riserve) o viene effettuata una ricapitalizzazione oppure si procede con la liquidazione.

Il bilancio di cessione viene effettuato se si vuole cedere l'attività (alcune voci potrebbero essere alienate o ridotte perché non interessanti per l'acquirente)

Principi fondamentali del bilancio:

  • Chiarezza dimostrare con evidenza utili e perdite conseguite (non troppe, non troppo poche informazioni). Eventuali dettagli possono essere messi nella nota integrativa.
  • Veridicità: il bilancio deve rispettare il vero (dove non è oggettivo come nell'attesa di un pagamento deve essere verosimile)
  • Continuità di funzionamento: le valutazioni devono essere compiute con l'intenzione di continuare con lo stesso livello, forti ridimensionamenti o liquidazioni non possono essere presi in esame nel bilancio.
  • Prudenza: bisogna prevedere il rischio (rischio di non essere pagati se un cliente è in difficoltà economiche, ecc.)
  • Competenza: per determinare reddito e capitale di ogni esercizio in base agli scambi effettivamente avvenuti. In parole povere: se in un esercizio chiudo un affare che mi verrà pagato nell'esercizio successivo devo tenerne conto subito (e tenere anche conto del rischio).
  • Continuità dei criteri di valutazione: solo in casi eccezionali, e chiaramente motivate, possono essere accettate modifiche nei criteri di valutazione.
  • Significatività e rilevanza: necessità di filtrare le voci inserite nel bilancio
  • Comparabilità: riferimenti all'esercizio precedente
  • Omogeneità: i valori di bilancio devono essere omogenei tra loro (usare la stessa valuta, ecc.)


 

TIPI DI BILANCIO:

Abbreviato: può essere redatto solo dalle imprese che non abbiano superato più di 2 dei 3 limiti di legge (valore massimo nelle vendite, attivo patrimoniale, massimo 50 dipendenti). Non sono ammesse imprese che controllano altre imprese.

Bancario: banche e imprese finanziarie devono redigere uno speciale bilancio.

Consolidato: per gruppi di imprese (viene redatto una volta per tutto il gruppo)

Economia: Gli investimenti

Cosa valutare:

  • L'attività in grado di far crescere il valore delle risorse in essa impiegate
  • Il flusso di risorse che entrano nell'attività e che è in grado di restituire
  • Il tempo
  • Il rischio

Si dice valore attuale l'importo di cui ci si priverebbe SUBITO per avere un altro importo (maggiore) domani.

Si dice tasso di interesse il valore percentuale della differenza che deve esserci riconosciuta per esserci privati oggi di una risorsa monetaria.

Definiti M = Montante, C = Capitale iniziale, i = interesse, t = tempo (numero di unità di tempo su cui è calcolato i)

Si dice capitalizzazione: privarsi oggi di risorse finanziare per riaverle domani con interesse. M = C *(1+i)^t

Di dice attualizzazione: il valore attribuito oggi ad un certo ammontare di risorse che ci verrà riconosciuto domani. C = M /[(1+i)^t]

Si dice tempo di recupero in un investimento il tempo necessario per rientrare in possesso del capitale sborsato.

Il valore attuale netto (VAN) è una metodologia per valutare l'eventuale incremento di risorse finanziarie di un investimento. Si tratta di una semplice somma algebrica entrate-uscite dove però i termini sono rivalutati nel tempo in base a delle formule di attualizzazione. Nelle formule di attualizzazione di usa un tasso di interesse (detto tasso di attualizzazione) tanto maggiore quanto è alto il rischio dell'investimento.

Il tasso interno di rendimento (IRR) è il tasso che, applicato all'investimento, annulla entrate ed uscite con esso rivalutate (simile alla logica del VAN)


Il VAN è il più usato, ma sarebbe bene usare tutti e tre (IRR è il più sicuro)

Il VAN di due investimenti varia nel tempo (perché varia nel tempo il valore stesso della moneta)

Attenzione: l'IRR più elevato sottende facilmente rischi più elevati

Il tempo di recupero non sottolinea il rischio e la possibile perdita

Economia: La finanza

LA FINANZA

Quantificare il bisogno finanziario e scegliere le fonti di finanziamento. Prevedere le spese, tramite

  • pianificazione finanziaria (coperture per il lungo periodo: 3-5 anni). Ovvero previsioni su incrementi di attività (ad esempio finanziamento per acquisto di strumenti)/diminuzioni di passività (ad esempio distribuzione di utili ai soci) e del ciclo di formazione costi-ricavi (ovvero tempistiche legate a pagamenti e guadagni).
  • programmazione finanziaria (breve periodo: singolo esercizio).

La differenza fra attività e passività si chiama Capitale Circolante Netto (CCN)


FONTI DI FINANZIAMENTO

AUTOFINANZIAMENTO

Denaro proveniente dall'azienda, dall'imprenditore o dalla relativa famiglia.

Autofinanziamento = utile netto – dividendi + ammortamenti + accantonamenti

CAPITALE DI RISCHIO

E' la quota che tutti i soci mettono nell'azienda (e che verrebbe bruciata dal fallimento della stessa)

Acquistare azioni di una società significa entrare a fare parte del suo capitale di rischio

Capitale di rischio = capitale sociale + riserve + utile non distribuito

Non c'è obbligo di rimborso da parte dell'azienda

La remunerazione è variabile (i dividendi dell'azienda)

Pro: stabilità, flessibilità della remuneraprivatozione (gli amministratori della società decidono che quota dell'utile dare come dividendi), flessibilità nella gestione (non bisogna pagare una "rata" ad una scadenza prefissata), assenza di garanzie (non ci sono obblighi di firme e garanzie di rimborso).

Contro: costo (é più esposto al rischio di impresa quindi deve essere ben remunerato), imposizione fiscale (i dividendi distribuiti non possono essere dedotti)

Capitale di debito (debiti con banche)

Norme miste


All'inizio conviene affidarsi al capitale di rischio. Il mercato è la zona geografica dove è possibile piazzare le azioni della propria azienda. Gli operatori sono i soggetti investitori (dal privato al grande fondo di investimento).

Le varie fasi della vita di un'azienda:


Sono business angels: ex titolari di impresa, manager, prof. universitari. Mettono i loro mezzi e competenze e aiutano con la loro fitta rete di conoscenze.

Sono seed financing i finanziatori dell'idea.

Sono start-up financing finanziatori che intervengono appena l'azienda si è avviata.

Sono venture capitalist sono gli investitori del marcato, quando l'impresa è matura.

I business angels sono meno ingerenti dei venture capitalist, sono più veloci nelle scelte di investimento ed accettano anche rendimenti più bassi dei venture capitalist.

Esistono reti di business angels (IBAN italiana, EBAN europea).


Incubatori: (business incubator): si riferiscono agli aspiranti imprenditori che hanno solo un'idea (business idea), mettono la loro esperienza a sostegno della neonata imprese (per circa 4/8 mesi). Curano marketing vendite, aiutano la redazione del business plan, consulenze fiscali, ecc.. Alla fine aprono i contatti di venture capitalist. Di solito non chiedono soldi, ma una quota dell'azienda per beneficiare dell'eventuale elevato capital gain (guadagno in conto capitale).

Acceleratori: (start-up accelerator) Cercano di ridurre i tempi morti tra la definizione dell'idea e la sua realizzazione.

Venture capital: apportano dei capitali propri a un'azienda già avviata. Dialogano con realtà già avviate/strutturate. In genere non investono denaro proprio, ma raccolgono denaro da altri investitori (semplici risparmiatori/aziende, ecc.). Non raccolgono i dividendi, ma guadagnano quando vendono la loro quota (disinvestimento = harvesting).

Le società oggetto di attenzioni dei venture capital devono NON essere quotate in borsa.

Le venture capital devono:

  • Avere orizzonti temporali flessibili (non vendere prima di realizzare un certo guadagno (in genere minimissimo 2 anni)).
  • Coinvolgimento nella gestione dell'impresa finanziata.

Private equity: simili ai venture capital (distinti da essi solo in Europa). La differenza rispetto ai v.c. è che intervengono in fase di sviluppo e cambiamento dell'azienda

Richiedono maggiori capitali e tempi più lunghi.

Volture capital: investimento in aziende in "declino e crisi". I volture investors portano una ristrutturazione, anche pesante dell'azienda.


Il ricorso al mercato mobiliare (quotazione in borsa) è un altro metodo adottato frequentemente per ottenere dei finanziamenti.


CAPITALE DI DEBITO

L'azienda contrae un debito verso un terzo (tipicamente una banca)

Debiti a breve termine: gravano sull'esercizio corrente, debiti a medio e lungo termine esercizi successivi

Capitale di debito = debiti a breve termine + debiti a medio e lungo termine

Sono escluse dalla definizione di "capitale di debito" debiti verso i fornitori, verso i dipendenti o debiti per le imposte.

Vantaggi:

  • Oneri e costi che derivano da questo tipo di finanziamento sono deducibili fiscalmente
  • Effetto leva finanziaria (se il rendimento è elevato può darsi che convenga fare prestiti e pagarci debiti per avere maggiore produttività)

Svantaggi:

  • Rigidità dei tempi e delle modalità di rimborso
  • Prestazione di garanzie: bisogna dare garanzie
  • Vulnerabilità finanziaria: imprese eccessivamente indebitate vengono viste male (potrebbero andare gambe all'aria da un momento all'altro)


FORME MISTE

O semi-equity.

Si collocano a metà tra il capitale di rischio e quello di debito. Sono sottoposti a forte rischio di impresa, ma simili a forme di debito.

Poco diffusi in Italia

Si dividono in:

  • Prestiti partecipativi. Sono fiscalmente equiparati a capitali di debito. Chi presta non impone il tasso di interesse: il tasso di interesse sarà il tasso di crescita dell'azienda.

Mezzanine financing. Identico ad un prestito tradizionale, ma… In caso di fallimento dell'azienda vengono rimborsati prima i creditori tradizionali, poi i mezzanine financing e (se rimane qualcosa) gli azionisti.

Economia: La distribuzione

Se non si hanno i numeri di una grossa azienda molto probabilmente conviene affidarsi ad una rete di distributori (i quali semplificano la rete di contatti dell'azienda concentrando diversi prodotti)

L'efficienza dei distributori sale su:

  • Informazione. I distributori raccolgono e schematizzano grandi moli di dati (tramite le carte fedeltà), il consumatore può verificare il prodotto nella rete di distribuzione (vederlo, toccarlo)
  • Promozione: i distributori possono attirare l'attenzione su un prodotto mediante delle distribuzioni
  • Contatto: la distribuzione CERCA il cliente (volantini)
  • Adattamento: il distributore può adattare il prodotto alle esigenze del cliente
  • Negoziazione: il distributore si occupa della transazione con il consumatore
  • Distribuzione fisica
  • Finanziamento (il distributore più fornire forme di prestiti al consumo)
  • Gestione del rischio: il distributore si accolla il rischio di clienti che non pagano

Le fasi della distribuzione sono tre:

  1. Grossista (acquista grandi volumi e li rivende al livello sotto)
  2. Dettagliante (colui che vende al cliente finale)
  3. Intermediario di commercio (agente, rappresentante: promuove il prodotto e raccoglie gli ordini di acquisto, di solito lavora su commissione del produttore)

Si dice canale distributivo il percorso che il prodotto fa dal produttore al consumatore. Si dice lunghezza del canale distributivo il numero di passaggi di cui è composto.

Canale diretto se si va senza passaggi intermedi (tipico per i servizi). Molto usato nella vendita di servizi

Canale
breve con un solo passaggio intermedio (aziende-dettagliante). Adatto ad aziende di grande dimensione.

Canale lungo a due passaggi intermedi (azienda-grossista-dettagliante). Difetti: l'azienda perde il contatto con il cliente finale e non può controllare la sua quota di mercato (che è controllata dai grossisti).



 

Tipi di distribuzione:

  • Distribuzione intensiva: l'azienda cerca di servire il maggior numero di punti vendita che devono continuamente essere serviti.
  • Distribuzione esclusiva: adatta a beni di lusso. Le imprese scelgono pochi distributori selezionati.
  • Distribuzione selettiva: scelgono pochi punti vendita per mantenere un maggiore controllo sul mercato.

Politica di push: l'azienda chiede all'intermediario di spingere il proprio prodotto.

Politica di pull: fare molto marketing verso il cliente finale e lasciare che sia lui a richiedere il prodotto forzando la scelta della distribuzione.

Scelta del canale di distribuzione: merce deperibile, risorse dell'impresa (solo grosse imprese possono accorciare il canale), caratteristiche degli intermediari, caratteristiche macroambientali (in questo momento la grande distribuzione va per la maggiore)

Nei passaggi il prodotto dovrebbe guadagnare valore aggiunto

Conflitti di canale:

  • Tra diversi canali (ad esempio tradizionale vs elettronico
  • Orizzontale nel canale (tra diverse aziende che si servono dello stesso canale)
  • Verticale nel canale (tra diversi livelli del canale es. agenzia di viaggi vs tour operator. O anche es. le marche commerciali (prodotti rimarcati dalla catena di distribuzione come i prodotti coop))

Trade marketing: marketing rivolto al distributore

Consumer marketing: marketing rivolto al consumatore finale

Store loyality: fedeltà del consumatore al punto vendita

Brand loyality: fedeltà alla marca

Economia: I prezzi

Servono per regolare gli scambi

  • Attribuiscono valori immediatamente significativi
  • Permettono agli agenti di valutare lo scambio e prendere decisioni in merito

Nella concorrenza perfetta gli agenti sono price takers: prendono il prezzo dal mercato e non lo fissano tra di loro (se qualcuno offrisse di più o chiedesse di meno il prezzo varierebbe)

Il prezzo influenza il livello di domanda, la redditività dell'azienda, il posizionamento rispetto ai concorrenti

Si chiama elasticità della domanda al prezzo la reazione della domanda rispetto al prezzo


Ovvero meno il rapporto tra la differenza di produzione rispetto alla produzione precedente frato la differenza di prezzo diviso il precedente prezzo.

Si dicono anelastici i prodotti con elasticità inferiore a uno (male: diminuendo il prezzo si ha un aumento meno che proporzionale di vendite)

Con elasticità unitaria se uguale a 1 (variazione proporzionale di vendite variando il prezzo)

Beni elastici (quei beni che diminuendo il prezzo vengono venduti in maniera più che proporzionale!)


 

Prezzo limite: prezzo pari ai costi diretti (solo i costi per le materie prime sostanzialmente)

Prezzo tecnico: Prezzo per andare in pari tenendo conto di tutte le spese

Cost plus pricing: prezzo comprensivo del ricarico desiderato

Prezzo target: garantisce un certo guadagno complessivo fissando la quantità.

Le variabili che influenzano il prezzo sono: la domanda, il livello dei costi, l'immagine del prodotto (meno importante), la concorrenza (e quanto è facile passare alla concorrenza)

Economia: I costi

Si dice esercizio il periodo di riferimento per il bilancio di un'azienza (ad es. anno solare)

Il ciclo economico si riferisce ai processi di valorizzazione e scambio (costi-ricavi)

Il ciclo finanziario si riferisce alle uscite e alle entrate.

I costi si dividono in quelli che possono essere imputati ad un esercizio e quelli che invece vanno "ammortizzati". Ad esempio sarebbe scorretto imputare l'acquisto di un furgone ad un solo esercizio: esso andrà imputato a vari esercizi tenendo conto anche dell'usura del mezzo.

Alcuni costi sono proporzionali alla produzione, altri sono "fissi"

Si dice BEP Break Event Point il punto in cui ricavi e costi si eguagliano

(la quantità di prodotti necessari per il BEP è pari al rapporto tra i costi fissi e la differenza tra il prezzo di vendita ed i costi variabili)


Prima del BEP si è in perdita, poi in guadagno

Si dice elasticità operativa l'ampiezza della "forbice" di questo grafico

Si dice margine di contribuzione la differenza tra il prezzo unitario e costi variabili unitari

Il prodotto che conviene di più vendere è quello con il margine di contribuzione maggiore

Attenzione ad altri potenziali vincoli nascosti

Economia: La domanda

Ricavo -> termine economico, entrata -> termine finanziario

Fattura -> aspetto economico, pagamento -> aspetto finanziario

Domanda dell'impresa-> numero di clienti fatti in un dato periodo di tempo

Domanda del settore -> a quanto ammonta il fabbisogni di prodotto/servizio per quel settore

Domanda generale -> volume degli scambi economici a livello mondiale

Il portafoglio clienti sono tutti i clienti dell'azienda.

Il potenziale di un mercato è quanto il mercato può ancora svilupparsi (ad esempio mercato delle scarpe ha un basso potenziale (difficilmente qualcosa potrà fare espandere il settore), quello dei palmari è alto)

La curva del ciclo di vita mette nelle ascisse il tempo e nelle ordinate le vendite (e di solito parte dal basso (introduzione), sale (sviluppo), raggiunge un massimo (maturità) e scende (declino))


 

L'analisi della domanda è molto importante. Es. verifica della strategia e del piano marketing (verificare che il piano e la strategia siano sostenibili).


 

Strategie di marketing:

  • Forte selettività: colpire sono una fascia di consumatori. Mantenere i prezzi alti. (Ipod)
  • Penetrazione massiccia: l'impresa intende raggiungere il maggior numero di clienti possibile in poco tempo e poter così abbattere i costi (Ikea).
  • Prezzi bassi: Contenere spese promozionali e commerciali per tenere prezzi bassi (il tipo di prodotto deve essere conosciuto al pubblico)

Bisogna prevedere il declino di un prodotto per disinvestire prima!


 

ANALISI DELLA DOMANDA

E' importante se attraverso di essa l'impresa acquisisce informazioni utili a migliorare il proprio posizionamento competitivo

  • Piano dei dati: raccogliere informazioni numeriche
  • Piano delle informazioni: interpretare i dati numerici e dargli un significato
  • Piano delle conoscenze: Interpretazione delle informazioni per prevedere/interpretare alcuni fenomeni

Stimare la domanda:

  • Per aggregazione: sommo la produzione di tutte le aziende che producono quel prodotto
  • Per rapporti a catena: es. numero di persone x percentuale di persone potenzialmente adatte x reddito medio di tali persone x percentuale del reddito che sono disposte a spendere per il prodotto.

Per prevedere la domanda futura:

  • Valutazione degli esperti (chiedere ad esperti e fare la media delle loro opinioni, oppure farli confrontare tra loro e farli arrivare ad una conclusione unica (metodo Delphi))
  • Indagine sulle intenzioni di acquisto.
  • Valutazione da parte della forza vendita. La forza vendita tasta sempre il polso del mercato, basta aggregare i risultati che i vari agenti forniscono. Però la forza vendita tende ad essere iperottimista o iperpessimista cercando di interpretare le ragioni per trarre dei benefici. (meglio quindi correggere con opinioni di esperti)
  • Metodi euristici (o estrapolativi): es. metodo a catena.
  • Modelli esplicativi: costruiscono dei modelli robusti e testati

Economia: Organizzazione delle imprese

Le imprese sono vincolate al profitto e vivono in un regime di concorrenza

Il contratto che ci lega come lavoratori ad un'azienda limita la nostra discrezionalità (dovremo prendere ordini da qualcuno)

Fredrick Taylor ha teorizzato il cosìdetto taylorismo che istituisce la figura del manager come colui che raccoglie i dati e prende le decisioni

Dal taylorismo: elevata specializzazione (catena di montaggio), controllo esasperato.

L'azienda è organizzata a strati dove lo strato superiore controlla quello inferiore.


 

Tre tipi di interdipendenza tra settori dell'azienda:

  • Interdipendenza per accumulazione: istituire regole comuni adottabili in modo indipendente dalle parti
  • Interdipendenza sequenziale: una parte attende in input l'output dell'altra
  • Interdipendenza reciproca: iterativamente le parti dipendono l'una dall'altra (soluzione: mettere sotto la stessa unita chiunque si condiziona in modo rilevante)


 

E' importante fare un buon design dell'organizzazione dell'azienda: non sempre il taylorismo è vincente.

La componente sociale di un'azienda può avere un'importanza rilevante. Tale componente è governata attraverso la struttura. Organizzazioni socialmente flessibili (con imposizioni meno forti) sono in genere in grado di superare meglio momenti difficili. La struttura deve rispondere correttamente anche alla'ambiente in cui si trova.

Le scelte strutturali non sono eterne e possono cambiare nel tempo


 

  • Top management (direzione, amministratore delegato)
  • Linea intermedia (middle management)
  • Nucleo operativo (chi lavora in produzione e vendita)
  • Staff di supporto (come l'ufficio legale, la mensa)
  • Analisti (chi si preoccupa di analizzare e normale il lavoro altrui)

Struttura semplice: per piccole/piccolissime imprese. Manca un vero e proprio disegno organizzativo specifico. Pro flessibilità, contro inefficienza.

Struttura funzionale: l'azienda viene divisa in comparti basati sulla funzione (ad es. settore approvvigionamenti, settore produzione, settore ricerca e sviluppo). C'é una specializzazione e valorizzazione delle capacità.

Struttura divisionale: con il diversificarsi dei prodotti/mercati la divisione funzionale non è più sufficiente. Si divide di solito la struttura per prodotto e all'interno dei gruppi di prodotto per funzione (come nella divisione funzionale).

Struttura matriciale: Si propone di essere simile alla divisionale, ma meno separatista (fig. pag. 135)


I manager di secondo livello si trovano quindi schiacciati tra la direzione della loro funzione e il loro responsabile di progetto, devono avere grandi doti di negoziazione e perdono tempo nei negoziati; però questo sistema si prefigge di raggiungere l'eccellenza contemporaneamente sia sotto il profilo funzionale che sotto quello del prodotto/mercato.

Economia: Analisi strutturale, strategie e scelte di struttura

Si dice settore l'ambito in cui competono imprese omogenee.

(ad esempio nel settore delle automobili competono Ford e Fiat).

E' difficile definire il settore: ad esempio trasporti è vago (sarebbe meglio ciclomotori), ma pellicole domopack è troppo restrittivo (in realtà qualcuno potrebbe proporre un prodotto che le soppianti!)

Settori di concorrenza per:

  • funzione d'uso (a cosa serve il prodotto)
  • tecnologia (come viene realizzato il prodotto (pellicola domo pack: con la plastica)
  • i gruppi di clienti

I segmenti identificano dei sottogruppi dei settori (servono ad identificare gruppi di concorrenti diretti). Ad esempio difficilmente un produttore di citycar compete con un produttore di SUV (segmento citycar e segmento SUV rispettivamente). La segmentazione di un settore è personale (alcuni potrebbero riconoscere degli elementi concorrenti, ma non per forza viceversa).

L'analisi di settore deve tenere conto di cinque dimensioni:

  • Il grado di concorrenza tra le imprese già attive nel settore
  • La minaccia di nuove entrate
  • La minaccia di prodotti sostitutivi
  • Il potere dei clienti
  • Il potere dei fornitori


 

I casi di concorrenza nulla sono quasi inesistenti (si creano in base a particolari congiunzioni)

Esistono dei casi di concorrenza nulla in cui in gruppo di aziende forma un cartello (trust) suddividendosi il mercato a tavolino

Fattori che possono aiutare a battere la concorrenza sono:

  • Diversità dai concorrenti (ad es. essere in grado di personalizzare maggiormente il prodotto)
  • Differenziazione del prodotto (ad es. se uno vuole comprare dei jeans Armani non è probabilmente disposto a comprarne di meno cari, ma gli interessa che siano Armani)
  • Barriere all'uscita dal mercato possono rendere alcune aziende ancora più "aggressive"

Minaccia di nuove entrate:

  • Bisogna ricordarsi che vanno ripartiti i costi "fissi" (gestione, ecc.) sui prodotti, per cui maggiore è la produzione minore è il costo per prodotto. Tale barriera all'entrata è detta l'esistenza di un'economia di scala (ad esempio per produrre aerei bisogna avere una compagnia di una certa dimensione). Esiste comunque un punto di massima efficienza (DOM) oltre il quale l'espansione di una azienda rischia di aumentare i costi al posto di diminuirli.


  • Un'altra barriera può essere la necessità di grossi capitali (ad es. per il campo farmaceutico potrebbero essere necessari anni prima che un farmaco venga scoperto, testato e commercializzato)
  • Un'altra barriera può essere difficoltà legali (ad esempio l'impossibilità di entrare nel mercato delle telecomunicazioni di alcuni paesi)
  • La differenziazione potrebbe essere una barriera (ad esempio l'esistenza di un prodotto analogo che gode della fiducia degli acquirenti)
  • Un'altra barriera potrebbe essere la difficoltà di accesso ai canali di distribuzione
  • Esistono anche dei vantaggi di costo indipendenti dal volume di produzione (posizione geografica, esperienza)


 

Potere dei fornitori e dei clienti

Espongo i poteri dei fornitori (che diventano simmetricamente quelli dei clienti quando siamo noi i fornitori)

  • Concentrazione: meno potenziali fornitori ci sono, maggiori saranno i loro margini di ricavo.
  • Differenziazione: più il prodotto da acquistare è differenziato minore è la concorrenza tra i fornitori
  • Costi di spostamento
  • Importanza del prodotto in input: maggiore è l'importanza del prodotto in input maggiore sarà il prezzo che si è disposti a sborsare (cfr petrolio)


 

LE STRATEGIE

Si dice strategia il modo in cui un'impresa intende affrontare il mercato (ad esempio puntare ad una regione, ad un prodotto, ad una fascia di prodotto, ecc.)

I passi fondamentali per l'individuazione di una strategia sono:

  • Individuazione delle risorse e delle competenze a disposizione
  • Analisi ambientale (individuazione delle minacce e delle possibilità)
  • Individuazione dei fattori critici di successo e loro corrispondenza con il profilo dell'azienda


 

Per elaborare correttamente una strategia non bisogna dimenticare il task environment (clienti, fornitori, concorrenti, gruppi di regolamentazione (cioè chi emette le regole/leggi che regolano il nostro business)) in cui essa va ad operare

Modo di procedere ad un'analisi:

  • verificare che competenze abbiamo
  • verificare l'ambiente e il task environment
  • Individuazione fattori critici e di successo (FCS) (esempio pagina 96). Ovvero analisi SWOT (Strenght, Weakness, Opportunities and Threats)


 

Le strategie possono essere basate su due principi: abbattimento dei costi e differenziazione (più ci sarebbe la segmentazione: usare queste due strategie in un segmento di business definito)


 

Strategie nei settori emergenti e nei settori maturi

L'innovazione non è sempre vincente (è un rischio), però può essere la chiave per un settore emergente

In un settore consolidato la guerra è soprattutto sui prezzi

Strategie nell'Information Technology

Informazione: è una differenza che ha effetti sul comportamento di un essere vivente (cambia l'opinione di un dato fenomeno)

Significato dell'informazione: è l'effetto dell'informazione sull'essere che l'ha ricevuta

Dato: registrazione delle caratteristiche di un oggetto secondo un metro prestabilito (costo di un oggetto, peso, ecc.)

Contenuto informativo di un insieme di dati: è l'informazione che un essere vivente può estrarre da dei dati

Un'azienda ha tanto più bisogno di informazione quanto più è complesso il contesto in cui opera

Il sistema informativo è ciò che consente la racconta e la trattazione dei dati

Il sistema informatico invece è la dotazione tecnologica dell'azienda (hw, sw, servizi acquistati)

Un'azienda vive di transazioni (scambi).Le transazioni hanno un loro costo

Una transazione è costituita da:

ricerca: ovvero ricerca della controparte per lo scambio (fornitore/cliente)

contrattazione: le controparti definiscono i termini dello scambio. E' molto importante capire l'attendibilità della controparte

controllo e regolazione: dipanati eventuali problemi derivati da inadempienze contrattuali. Sono necessarie informazioni dettagliate per verificare l'andamento della transazione. (tra i costi di transazione potrebbero esserci dei costi legali qui)

L'avvento dell'ICT ha permesso di semplificare la ricerca di informazioni ed abbattere i costi di transazione.


 

e-commerce: commercio basato su internet. Le aziende che vendono solo su internet si diranno Internet Pure Player le altre usano internet come uno dei mezzi di vendita, ma non l'unico

e-business: fare affari per mezzo di internet (contiene e-commerce)


 

B2C -> Business to Consumer, ovvero aziende che vendono direttamente ai consumatori (es. Amazon.com)

B2B -> Business to Business ovvero aziende che rivendono prodotti e servizi ad altre aziende per la realizzazione dei loro prodotti. La maggior parte del fatturato dell'ecommerce deriva da questo tipo di transazioni.

C2C -> Consumer to Consumer ovvero vendita diretta tra consumatori in genere a mezzo asta (ad esempio ebay)

C2B -> Consumer to Business. Sembra poco diverso da B2C. In effetti chi vende è sempre B e chi compra è C, cambia però il metodo: ad esempio mediante un'asta (fanno così alcuni siti che vendono last minute). La differenza sta nel fatto che è il consumatore a fissarsi il prezzo: il consumatore decide quanto è disposto a pagare un prodotto (prezzo di riserva) e le aziende vedono se riescono ad assicurarsi il cliente.


 

Un particolare esempio di B2B è offerto dalle aziende che offrono e-marketplace: infrastrutture tecnologiche orientate alla vendita. Gli e-marketplace offrono:

  • Gestione dei contenuti (presentazione del prodotto)
  • Gestione delle transazioni. In genere con le seguenti modalità:
    • Negoziazione a prezzo fisso (normale vendita da catalogo)
    • Negoziazione a prezzo dinamico (tipo asta, asta inversa o borsa)
    • Negoziazione a compensazione (=baratto di prodotti o servizi))
  • Servizi a valore aggiunto per migliorare il servizio e per la fidelizzazione del cliente. Ad es. servizi bancari, logistici, ecc.

Gli e-marketplace possono essere: verticali (orientati ad un certo settore come ad esempio materiali diretti) o orizzontali (per tutti i settori, come la cancelleria, ecc.)

Una classificazione trasversale alla precedente: privati (una azienda privata decide chi accede), pubblici (chiunque può accedervi) o consortili (un insieme di aziende crea un consorzio e un e-marketplace del consorzio)


 

Di solito un'azienda che vuole compare su internet ci arriva con passaggi graduali:

  1. Brochure web: un sito statico, con l'elenco di prodotti/servizi, riferimenti per i contatti, storia dell'azienda, ecc.
  2. E-interaction: come sopra, ma compaio alcuni form di interazione (richiesta informazioni, prenotazioni)
  3. E-commerce: vendita di beni/servizi attraverso il sito (sia ad altre aziende che privati)
  4. E-business: non la sola vendita, ma tutto il processo è manovrato tramite l'information tecnology (dalla gestione degli approvvigionamenti alle vendite)


 

Come l'e-commerce rivoluziona le transazioni:

  • Gli utenti sono in grado di personalizzare il prodotto (vedi assemblaggio DELL)
  • Il consumatore può fornite feedback diretti al produttore (vedi segnalazione automatica dei bachi)
  • Il consumatore può imporre le proprie regole (nei C2B ad esempio)

Inoltre in internet nascono comunità dove, ad esempio, chi parla bene di un prodotto istiga altri ad acquistarlo i quali lasceranno bei feedback, etc. etc.


 

Catena del valore:


Bisogna comprendere oltre che al marketplace (mercato dove vendo il mio prodotto) anche il marketspace (spazio virtuale dei prodotti, ovvero l'informazione ad essi correlata)

Esistono una catena di valore fisica ed una virtuale strettamente legate.

L'obiettivo diventa l'ottimizzazione congiunta delle due catene e non solo di una. Es. Ducati oltre a migliorare il prodotto tiene attive delle community di appassionati ai quale sottopone progetti e dai quali raccoglie feedback (con costi molto inferiori rispetto ai metodi tradizionali)


 

La creazione di valore attraverso l'informazione passa per tre fasi:

  1. Visibilità: acquistare capacità di vedere meglio le proprie operazioni e processi (es. )
  2. Mirroring capability: ovvero spostare nel marketspace alcune operazioni (usare CAD per la progettazione)
  3. New custode relationship: tramite la catena virtuale aggiungere servizi ai clienti (vendere il biglietto del treno ticketless sul sito)

All'interno di ciascuno di questi 3 passi vanno fatte: raccolta, organizzazione, selezione, sintesi e distribuzione dell'informazione. L'insieme di tali operazioni è detta la matrice virtuale del valore.


La creazione di valore attraverso la catena virtuale non è lineare:

  • Non ci sono costi di usura di un prodotto virtuale che si usa
  • Vengono ridefinite le economie di scala: una piccola azienda può competere con colossi

  • Costi di transazione più contenuti

Economia: Le imprese


Il profitto (fine dell'impresa) è la differenza fra entrata e l'uscita di denaro

Operano in economia di mercato

Sono soggette a concorrenza

Vincolate al profitto (devono produrre profitto)


 

Le imprese possono scomparire.

In particolare devono:

- soddisfare i fornitori (pagarli)

- soddisfare i lavoratori (pagarli ad un prezzo medio di mercato)

- soddisfare i clienti (offrire prodotti/servizi ad un prezzo competitivo)

- un impresa deve generare profitto


 

Le imprese:

- trasformano input (materie prime, lavoro) in output (prodotti/servizi)

Cosa fanno?

- partecipano a processi di scambio

da cui

- ricavano risorse finanziarie

che servono a

  • remunerare i fattori


 

Classificazione delle imprese per:

  • attività: primarie (agroalimentari), secondario (industria manufatturiera), terziario (servizi)
  • addetti (numero impiegati, ecc.)
  • fatturato (somma dei ricavi)
  • valore aggiunto: fatturato + rimanenze a magazzino e ordini in essere – spese per materie prime e servizi
  • capacità tecnico-produttive: capacità di produzione per periodo
  • capacità patrimoniali: capitale di cui può disporre un'impresa e valore dei mezzi impiegati nell'attività

Con avvento rivoluzione industriale si passa da produzioni artigianali a industriali e nasce l'esigenza di avere dei manager nelle imprese. I proprietari tendono a assumere incarichi a lungo termine: trovare capitali, ecc.; i manager prendono il controllo diretto.


 

Classificazione per management:

  • Impresa padronale: i padroni dell'impresa sono anche manager. Poco efficiente se non in particolari condizioni
  • impresa manageriale a proprietà ristretta: via di mezzo
  • impresa manageriale a proprietà estesa: modeste quote per ogni soggetto proprietario. I manager sono i veri controllori della società. Un ristretto numero di soci maggior può raggiungere una quota considerevole e decidere sui managers. Caso estremo: public company in cui è il mercato a decidere se i manager hanno lavorato bene.
  • impresa pubblica (controllata dallo stato o da enti locali)


 

La legge prevede due tipi di società: le società di persone (essenzialmente le imprese padronali) e le società di capitali (essenzialmente tutte le altre)


 

Le società di persone

 

società semplici

società in nome collettivo

società in accomandita

Obbligazioni sociali

tutti i soci tranne quelli esclusi dal "patto contrario"

tutti i soci

tutti i soci con responsabilità limitata

Tutti i soci illimitatamente responsabili hanno potere di amministrazione.

Le imprese con un solo socio responsabile sono dette imprese individuali.

La cessione del titolo di socio deve in ogni caso avere il beneplacito degli altri soci.


 

Le società di capitali

 

società a responsabilità limitata

società in accomandita per azioni

società per azioni

Obbligazioni sociali

soci responsabili solo per capitali e mezzi investiti

soci responsabili

soci responsabili solo per capitali e mezzi investiti


 

I soci eleggono gli amministratori (che non sono per forza soci)

La cessione del titolo di socio è libera (si devono solo accordare le parti (chi cede e chi riceve)


 

Artigianato vs Imprese

Artigianato

Dimensioni piccole: mercati limitati

Mercato "locale"

La qualità del prodotto è fortemente influenzata dal lavoro (più che da altri fattori).

Conoscenza non codificata, tramandata e non "imparata".


 

Imprese

Spingono il progresso tecnologico

Mercati non locali

Forte utilizzo di macchinari (minore importanza della qualità del lavoro)

La conoscenza tende ad entrare nell'impresa piuttosto che nel singolo lavoratore


 

Lo sviluppo dei mercati arriva quando c?é una grossa domanda

Occorre che l'impresa "cresca" per portare la specializzazione dei lavoratori ed evitare che tutti facciano un po' di tutto.


 

Le grandi imprese nascono ad inizio '900 negli USA. Poche imprese riescono a svilupparsi e/o aggregarsi in modo da raggiungere grandi dimensioni.

In Europa invece tendono a formarsi i "distretti industriali": dimensioni piccole, forte impegno degli impiegati e fitta rete di collaborazioni informali.


 

Le imprese nascono perché

  • cooperazione: "uniti si fa la forza": la cooperazione è alla base dei valori dell'impresa.

  • "difetto del mercato": conviene piuttosto fare una cosa che comprarla all'attuale prezzo di mercato.

Le imprese crescono finché è conveniente farlo. Oltre un certo livello si rischia che le spese di gestione superino le convenienze di essere grandi.


 

Per essere imprenditori non occorre essere dei geni, ma avere un'idea per il futuro che prescinda dai dati della realtà

L'accentramento delle funzioni dell'imprenditore è da un lato buono (snellizza le procedure) e dall'altro cattiva (si rischia di non sapersi rimettere in gioco).


 

Nascita di un'impresa

Racconta di fondi

  • Fondi personali dei soci fondatori (sono quelli che conferiscono diritti amministrativi e patrimoniali).
  • Fondi di terzi (prestiti bancari, emissione di obbligazioni), non danno diritti amministrativi, ma solo patrimoniali.

Esistono due modi per ottenere fondi di terzi:

  1. Richiederli ad un istituto di credito(che farà da intermediario fra investitori e l'azienda
  2. Emettere delle obbligazioni. Le obbligazioni dovrebbero normalmente essere a rischio minore per l'investitore rispetto alle azioni.

I fondi sono una condizione necessaria, ma non sufficiente all'impresa: i fondi sono l tramite per ottenere materie prime e manodopera, pertanto il successo di un'impresa dipende anche dalla munificenza dell'ambiente medesimo.

Esistono diversi tipi di fattori:

  • fattori a fecondità semplice sono le materie prime che vengono lavorate e rivendute
  • fattori a fecondità ripetuta sono, ad esempio, gli strumenti